Essa è in grado di percepire la radiazione infrarossa emessa dal corpo in esame e restituirne un immagine termia su un display a cristalli liquidi.
Tutte le applicazioni e le immagini presenti su questo blog sono state realizzate proprio mediante questa apparecchiatura.
Le termocamere per applicazioni di termografia in edilizia e manutenzione predittiva percepiscono una banda spettrale nell' infrarosso compreso tra i 7 ed i 15 mm
Il cuore della macchina è rappresentato dal "Core" ove risiede il sensore microbolometrico e l'elettronica di gestione ed elaborazione dei segnali percepiti dal sensore.
Un sensore di 640 X 480 pixel è considerato un sensore termico ad alta definizione, questo fa un pò sorridere gli appassionati di fotografia abituati alle decine di mega pixel delle reflex
Esistono vari tipi di sensore, i più diffusi per le apparecchiature portatili di uso comune è il classico microbolometrico non raffreddato realizzato in ossido di vanadio.
Il sensore delle termocamere è unico nel suo genere e non può essere paragonato ai ccd o ai cmos che equipaggiano le comuni macchine fotografiche o telecamere. Questo sensore infatti "lavora" ha una vita determinata e subisce usura, questo implica la necessità di tarare la termocamera a determinati intervalli di tempo in centri specializzati.
La lente di questa meraviglia lavora in simbiosi con il resto del corpo macchina della termocamera, in essa sono contenuti algoritmi e funzioni che tengono conto di determinati parametri dell' ottica come la sua temperatura
L'obbiettivo sul retro è dotato di contatti elettrici che servono per far "dialogare" l'ottica con il resto della termocamera, le termocamere più sofisticate ad ottiche intercambiabili hanno la necessità di abbinare in laboratorio l'ottica alla termocamera.
La termocamera per quanto sofistica ed automatizzata è sempre uno strumento, l'operatore che la utilizza ne determina il vero valore.
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